STEVE COLEMAN, UN GROOVE A FUOCO LENTO Una delle voci più originali e creative della scena musicale afroamericana, Steve Coleman, nato a Chicago nel 1956 e trapiantato a New York, è uno di quei musicisti che aiuta a credere nel jazz. Esponente di spicco del collettivo M-Base, cui appartengono anche Greg Osby e Cassandra Wilson, è stato protagonista di moltissime incisioni, l’ultima delle quali, Functional Arrhythmias, è un ulteriore arricchimento della sua immaginifica visione musicale. Coleman, che da almeno trent’anni continua a chiamare i suoi gruppi Five Elements, a prescindere dal numero di musicisti da cui sono composti, è accompagnato in questa tournée da due collaudati compagni di viaggio come il bassista Anthony Tidd e il batterista Sean Rickman, ma anche dal più giovane Jonathan Finlayson, trombettista di punta della nuova scena newyorkese. Il suo stile, affinatosi nel corso degli anni, oscilla tra funk, hip–hop, free–jazz e intricate strutture ritmico–armoniche di derivazione post–boppistica, al cui interno è sempre il ritmo comunque a dominare. L’altosassofonista neroamericano sa cucinare a fuoco lento il “groove” della sua musica, fino a farlo diventare, all’interno di impasti sonori complessi e futuristi, a tratti spasmodico, quasi delirante. Claudio Donà |
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